giovedì 16 ottobre 2008
Lezione 1b: Grammatica e Recitazione
Sensei B. si potrebbe quasi dire che è la naturale nemesi di sensei A.
Non ha le forme aggraziate della prima sensei, nè la stessa timidezza nello sguardo. Anzi, è piuttosto aggressiva nel suo modo di insegnare. Pur rimanendo affabile, cortese, ironica, rassicurante. Possiede una grande energia, che spreca con un linguaggio del corpo da professoressa di liceo dei cartoni animati giapponesi. Perchè nei cartoni animati giapponesi, quando c'è una scuola, ci sono anche queste due tipologie di insegnanti femmine.
Ma i giapponesi sono attori nati.
Probabilmente sensei A., di notte, è un'autoritaria mistress vestita in lattex e sensei B. la sua schiava tavolino/porta vivande.
O almeno mi piace pensarlo.
Del resto io interpreto il ruolo dello Studente del Giappone.
Dopo un breve appello (se presenti si risponde col marziale "Hai!") si comincia subito con la lezione del giorno. Stavolta, apprenderemo alcune fondamentali frasi di presentazione della persona, utilizzando un quarto tipo di alfabeto derivante direttamente da quello latino: il Romaji.
Watashi wa Moroboshi Ataru desu.
traduzione:
Io sono Moroboshi Ataru.
Watashi = Io
Moroboshi Ataru = Cognome, Nome
Desu = verbo "essere" (la "u" finale viene contratta)
Watashi wa Kenshiro desu.
Juliasan desu.
ovvero:
Io sono Kenshiro.
Lei è Julia.
Watashi wa italiajin desu.
Peppinosan mo itariajin desu.
Io sono italiano.
Anche Peppino è italiano.
Si aggiunge il suffisso jin alla parola che indica la nazione e magicamente avremo la nazionalità.
Watashi wa gakusei desu.
Norimaki Senbei wa gakusei ja(informale)/dewa(formale) arimasen.
Io sono uno studente.
Norimaki Senbei non è uno studente.
La forma interrogativa si ottiene semplicemente aggiungendo la particella ka al termine del periodo.
Sasukesan wa doitsujin desu ka.
Iie. Nihonjin desu.
Sasuke è tedesco?
No. E' giapponese.
In Giappone è sempre il momento giusto per ringraziare o per chiedere scusa:
Arigato.
Arigato gozaimasu.
Grazie. (informale)
Grazie. (formale)
Sumimasen.
Gomennasai.
Mi scusi. (quando si chiede qualcosa/chiedere perdono*, informale)
Mi scusi. (chiedere perdono, informale)
Dozo.
Domo.
Prego. (quando si offre qualcosa a qualcuno)
Grazie.
*Se proprio si vuol usare la parola sumimasen per chiedere perdono a qualcuno, sensei B. ci mostra come farlo al meglio, mimando il gesto di strapparsi i capelli, scuotendo la testa con fare disperato sbattendo i piedini sul pavimento e miagolando un luuuuuungo "Sumimasèeeeeeeeeen!!".
a)-Sumimasen, shitsurei desu ga o namae wa.
b)-Watashi wa Ippotommaso desu.
a)-Ah, so desu ka. Domo arigato gozaimasu.
b)-Iie, iie.
-Mi scusi, come si chiama?
-Io sono Ippotommaso.
-Ah, davvero? Grazie mille.
-Di nulla.
Presentarsi:
Hajime mashite.
Watashi wa Satomi desu.
Tokyokara kimashita.
Douzo yoroshiku.
Piacere.
Io sono Satomi.
Vengo da Tokyo.
Piacere di conoscervi.
Il momento dei saluti:
Al mattino - Ohayo gozaimasu
Il giorno - Konnichiwa
La sera - Konbanwa
La notte - Oyasuminasai
Saionara.
Shitsurei shimasu.
Arrivederci! (informale)
Arrivederci! (formale)
L'orologio segna precisamente l'ora del termine della lezione. Sensei B. ci chiede indietro il cartellino col nostro nome (scritto in giapponese), consegnatoci all'inizio della giornata. Glielo porgo nelle mani con un mezzo inchino. "Domo!", mi fa, sorridente.
Ma io non le rispondo.
Alla prossima.